Come si lavora con il suono? Quanto conta la preparazione tecnica? È importante la conoscenza dei protocolli di trattamento? Qual è il ruolo dell’intuizione?
Tutte domande legittime, quelle sopra, e tutte questioni a cui è importante dare una risposta.
Come si lavora con il suono?
Si lavora, innanzitutto con rispetto e con senso di responsabilità. Il rispetto un operatore del suono (ma la cosa vale per tutti coloro che si “occupano” di persone) lo deve alle persone che gli si affidano, che si mettono nelle sue mani. La responsabilità che è spesso un tratto individuale caratteristico, è un atteggiamento (e anche un comportamento) che da un lato rafforza il senso del rispetto, dall’altro implica l’abilità di comportarsi nella maniera più adeguata. L’ètimo di responsabilità ne fa una parola il cui significato implica l’abilità nel reagire di fronte agli accadimenti. Essere responsabili, per un operatore sonoro, significa rispettare il cliente, il suono stesso, e l’essere sempre presenti nel qui-e-ora della situazione. Il suono può arrivare in profondo, smuovere, toccare parti sensibili. Ogni reazione va compresa, accettata e accolta senza giudizio; sarà poi la persona – nel caso – a fare o non fare il proprio percorso.
Quanto conta la preparazione tecnica?
Beh, la preparazione tecnica conta molto. Non conta la perfezione ma la preparazione è indispensabile. Sapere come si suona una campana tibetana, riconoscere il limite di “esplosione” del suono delle campane di cristallo o dei gong, saper disporre un ambiente in maniera funzionale per effettuare un bagno di suoni è qualcosa di irrinunciabile, prima di tutto per chi si affida al lavoro di un operatore del suono.
La tecnica da sola non basta, ovvio, ma senza la tecnica il suono può trasformarsi da esperienza di benessere a vero e proprio problema.
È importante la conoscenza dei protocolli di trattamento sonoro?
Anche in questo caso la risposta non può che essere affermativa. Un po’ ovunque nel mondo chi si occupa di sound healing ha definito e stilato protocolli di intervento che hanno un valore indiscusso. Conoscerli significa poter usare al meglio il suono, calando l’intervento nel contesto della situazione del cliente.
Qual è il ruolo dell’intuizione?
Ecco il grande “ma”. Non avversativo.
Chi opera nel settore del benessere olistico corre più di un rischio, fra cui:
- il trip narcisistico
l’autoesaltazione, il processo attraverso cui ci si convince di essere una sorta di guru in grado di sconfiggere qualsiasi avversità, malattia o disagio; se si cade in questo trip si rischia di rimanere concentrati solo su sé stessi, ignorando o manipolando il cliente, scambiare l’improvvisazione totale con l’intuizione - la mancanza di metodo
la distorsione (quasi cognitiva) legata al rifiuto di schemi razionali e strutturati di pensiero, sostituiti da una modalità di ragionamento completamente aleatoria, fatalistica, irrazionale, credulona e sprovveduta.
Eppure l’intuizione ha un ruolo fondamentale in questo modo di “occuparsi” delle persone. L’intuizione, se pure è – di nuovo -, un tratto individuale, va rispettata, coltivata, messa in relazione con il resto. Vita brevis, ars longa, occasio praeceps, experimentum periculosum, iudicium difficile affermava Ippocrate, evidenziando la visione della sua “scuola” e indicando la strada della consapevolezza e dell’umiltà, strada valida non solo per i medici ma per tutti coloro che aiutano o “facilitano”. Di fronte al suono, di fronte alle persone, di fronte al proprio agire con il suono a favore delle persone, sono necessarie l’umiltà e la chiara consapevolezza che (per quanto si possa esser formati) non si conoscerà mai abbastanza.
Eppure l’intuizione ha un ruolo. Affidarsi ai protocolli in modo esclusivo può offuscare l’attenzione nei confronti del cliente, dimenticarsi completamente del lavoro di chi ci ha già preceduto, ignorando i protocolli sviluppati dai colleghi, può portare troppo vicini al trip narcisistico. Equilibrio, questa la parola-chiave. Ci vuole equilibrio e l’equilibrio è qualcosa che è sempre in movimento ed è diverso per ciascuna persona.
L’intuizione, per alcuni operatori del suono, è il tratto principale ma non può, non deve esistere senza la consapevolezza del lavoro degli altri. Si può decidere che un intervallo dissonante sia il più adatto ad accompagnare un cliente verso il relax profondo perché cliente, momento e situazione generale ce lo suggeriscono ma questo è tanto più corretto quanto più si conosce l’effetto generale degli intervalli sonori e musicali. Come si diceva una volta: “Impara l’arte e mettila da parte”; e qui ci sono operatori che rimangono più attaccati all’arte e altri che sono più propensi a metterla da parte, l’importante è che l’arte si conosca e che si lavori con rispetto, responsabilità, metodo e controllando i propri trip narcisistici.
Immagine: Helsingborgs Konserthus – licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic